Va’ e anche tu fai lo stesso! firmato il Buon Samaritano

La  parabola del Buon Samaritano (Lc 10, 30-37) il tema della 41.ma  Convocazione Nazionale dei gruppi e comunità RnS. La location ha rappresentato una delle novità di quest’anno,  all’abituale quartiere fieristico di Rimini si è sostituita l’Adriatic Arena di Pesaro,  questo non ha di certo impedito al “padrone di casa” di accogliere la meravigliosa famiglia del Rinnovamento cosi definita da Salvatore Martnez, Presidente Nazionale del Movimento, nei suoi saluti inauguranti l’evento. Sviscerando ruoli e azioni contenuti all’interno della parabola i partecipanti  ricevono gli strumenti per poter uscire ed essere Buoni Samaritani nel mondo.  Per Martinez rivivere questo ruolo rappresenta una sfida per il Rinnovamento,  la chiesa,  le famiglie,  le città,  l’intero paese.  Seguono i saluti del dott. Luca Bartolucci (Ass. al dialogo della città di Pesaro) che definisce il popolo del Rinnovamento come portatore di speranza, entusiasmo, gioia che lascerà un segno alla città. L’Arcivescovo di Pesaro mons. Piero Coccia dà il benvenuto ai presenti esortando all’analisi dei 4 verbi presenti nella Parabola ovvero vedere, avere compassione, prendersi cura, fare lo stesso per poter poi condurre una vita degna  del Buon Samaritano per eccellenza il Signore Gesù, un’esortazione all’apertura di occhi e cuore per dare al fratello quanto noi stessi abbiamo ricevuto, un invito a essere chiesa in uscita impegnata nella contemplazione, comunione e missione. Viene accolta la Parola e un intenso momento di giubilo dà inizio alla Convocazione, forte la necessità di invocare il dono dello Spirito e meravigliosa la Parola con la quale  il Signore risponde (Mt 8, 1-3) ancora giubilo e gioia riconoscendo Gesù come unico Signore e Salvatore il quale continua con le parole di Mic 7, 7 promettendo al Suo popolo di toccarlo ed esaudirlo. Come non chiedere l’intercessione di Maria la Vergine dalle mani alzate  con l’Atto di affidamento a Lei rivolto.

A mons. Francesco Lambiasi il compito di tenere la prima relazione. Egli ritiene cuore pulsante della Parabola la comparsa del Buon Samaritano che pur essendo considerato straniero,  nemico,  si ferma davanti ad un uomo bisognoso, incappato nei  briganti, derubato, ferito, fragile, sofferente, contrariamente al sacerdote e al levita che passano oltre per non contaminarsi , dimenticandosi che il culto a Dio si traduce nel servizio al prossimo. Il vescovo continua con i verbi del Samaritano, ovvero vedere e avere compassione,  come i verbi degli occhi e del cuore, il farsi vicino, fasciare le ferite come i verbi del pronto soccorso delle mani e dei piedi in quanto per amare bisogna sporcarsi le mani,  continua con i verbi della cura “lo caricò sulla cavalcatura, lo portò in albergo e si prese cura di lui”. L’intervento si conclude riflettendo che il problema che gli uomini di oggi hanno non quello di avere un prossimo da amare, ma quello non riuscire  ad amare il prossimo che ha bisogno di essere amato. L’omelia della prima Celebrazione Eucaristica ha visto come protagonisti i giovani,  il Card.  Baldiserri  (Segr. generale del Sinodo dei Vescovi) si rivolge a loro con le parole che Filippo rivolse a Gesù in Gv. 14, 7 “Signore mostraci il Padre e ci basta”. Racconta come il progresso della scienza e del sapere ha indebolito la fede e che la fiducia, non è più così scontata che un cuore buono,  semplice rappresenta l’unica lente che ci fa scorgere in Gesù il Padre. Gesù ha un cuore di papà, è un padre misericordioso con le braccia aperte pronto ad accogliere i propri figli anche quando si allontanano dalla Sua casa. Il Cardinale apprezza il ruolo apostolico  che il Rinnovamento svolge nella Chiesa, a questo pensiero  il presidente Martinez risponde con le parole di S. Giovanni XIII il quale sosteneva “finche sono vivo voglio fare parte di una Chiesa giovane che sia calorifero e non frigorifero” e che i giovani nel Rinnovamento hanno un posto privilegiato. Il giorno successivo vede i presenti coinvolti nella sessione dedicata alla liberazione , entrati nella locanda del Buon Samaritano inni di lode e gioia riconoscono il Suo regno, la Sua potenza e la gloria nei secoli il grido di tutta l’assemblea che ha fede e crede ancor prima di vedere, gli occhi e il cuore sono i protagonisti per riconoscere la presenza del Signore il Quale rivolge ai presenti le Parole contenute in Fil 2, 5-11 il popolo obbedisce e vede i propri occhi aprirsi e come Giobbe ha esclamato “Signore i miei occhi ora ti vedono”.  Le orecchie si aprono all’ascolto di P. Michelini (biblista preside dell’Ist. Teologico di Assisi) che inizia facendo immedesimare i presenti nel ruolo del sacerdote e del levita e come nei loro comportamenti sono espressi alcuni mali che attanagliano la società contemporanea quali indifferenza, l’essere spettatori, la chiusura del cuore che non considera l’altro, un’incitazione a trovare il tempo per fermarsi e non delegare, Gesù ci chiede di fare almeno una cosa anche solo per una persona.  Padre Michelini fa riferimento a due regole per guarire colui che è caduto nelle mani dei briganti,  la prima definita d’argento che rappresenta un buon motivo per soccorrere chi ha bisogno ovvero ciò che non piace a te non farlo all’altro, la seconda trasformata da Gesù in regola d’oro ossia tutto ciò che tu vuoi venga fatto a te fallo al tuo prossimo.  Conclude ricordando che l’incontro con Dio avviene quando meno ce lo aspettiamo, quando non se ne ha voglia, quando non ci si sente in grado di aiutare nessuno, la definisce la logica dell’incarnazione e chiede a Dio di aiutarci a non perdere occasione per amare Lui e il prossimo. Momenti intensi vissuti durante il Roveto Ardente dedicato alla liberazione a guidare sono stati don Fulvio Di Fulvio e don Michele Leone, il tema “Cristo vi ha liberati per la libertà” fiumi di misericordia sono stati riversati e la potente azione dello Spirito ha permesso lo spezzarsi di molte catene e la liberazione di molti cuori resi possibili dalla grazia del costato squarciato di Cristo che ha lavato per sempre ogni peccato, liberato dal dubbio, dai timori, dai risentimenti, infedeltà, tradimenti. Un profondo ringraziamento al Buon Samaritano che ha caricato tutti sulla cavalcatura e condotti alla locanda della Sua misericordia. É l’ora della festa per la grazia ricevuta definendola spettacolare,  infatti sono proprio i personaggi dello spettacolo a testimoniare il tema ti rinnoverà con il Suo amore.  A Paola Rivetta (giornalista e conduttrice Tg 5) il ruolo di moderatrice è ormai assidua la sua presenza alle Convocazioni RnS dopo essere stata conquistata in una di esse  in seguito a invito ricevuto al Family Day del 2007. Il primo ospite a parlare è Mark Yeadon statunitense  la cui missione di buon samaritano si esplica con i più piccoli in condizioni di estrema povertà (2 milioni di bambini in 25 nazioni) subito dopo salgono sul palco Francesca Fialdini (giornalista e conduttrice Rai) e Alessandro Greco (conduttore Rai) duettando il noto canto RnS “Tu sei Santo Tu sei Re” e raccontando come hanno riconosciuto il Signore Re della loro vita, lei dopo un pellegrinaggio a S. Giovanni Rotondo dove affidando la sua famiglia all’intercessione di P. Pio conosce un sacerdote RNS e da allora è stato amore, Alessandro  invece grazie alla sua sposa Beatrice Bocci convertendosi  e sotto l’azione dello Spirito Santo ha guarito le ferite affettive.  Il canto “La mia preghiera elevo a Te” ha aperto l’ultimo giro di domande  sul tema della difficoltà a testimoniare la fede nell’ambito dello spettacolo, la festa si conclude con la preghiera da parte dell’Arena verso gli ospiti affinché continuino la loro opera di evangelizzazione.  É giunta l’ora della Celebrazione Eucaristica le sapienti e chiare parole di mons. Moraglia Patriarca di Venezia e Presidente della Conferenza Episcopale del Triveneto che definisce il tema della Convocazione come lo slancio ad un nuovo progetto di vita ripartendo dall’essenziale ovvero Gesù e il Vangelo. La sua omelia verte sulla figura di Paolo, il suo incontro/scontro con Gesù e su come l’opera dello Spirito Santo lo ha trasformato da persecutore ad evangelizzatore. In Paolo è rappresentato il sacramento della grazia di Cristo, tutto ha origine da Dio e in Dio,  afferma che occorre essere samaritani che si prendono cura degli altri con compassione, in una società come la nostra definita “dell’immagine” urge farsi buoni samaritani, definisce questa parabola come quella in cui è descritta tutta l’opera salvifica (uomo caduto, incontro di salvezza, la locanda-Chiesa) siamo creditori e debitori dell’unico Buon Samaritano.  Mons. Moraglia sprona alla conversione riscoprendo la grazia del battesimo e alla fierezza di appartenere a Dio,  Martinez ringrazia con la bellissima immagine dei tanti sacerdoti impegnati nel sacramento della Riconciliazione riscoprendo la loro grazia sacramentale e sotto la potenza dello Spirito tante anime sono state liberate dal diavolo.  É l’alba di un nuovo giorno il Signore dona la parola contenuta in At 16, 26 tutta l’assemblea loda Dio per il “terremoto” vissuto il giorno prima a conferma di quanto già da Lui compiuto, ancora parole di salvezza in Gv 16, 24b e deposte le richieste sotto la croce il popolo ringrazia nella certezza di  essere esaudito. Uniti in una voce sola “Gerico cadrà” «La luce splende tra le tenebre, ma le tenebre non l’avranno vinta»(Gv1, 5) a seguito della preghiera mattutina l’intervento dello scrittore e predicatore padre Ermes Ronchi con la  relazione  dal contenuto “Gesù è colui che guarisce dalle malattie” una lente sui protagonisti della parabola da lui definita come quella storia in cui è condensato tutto il dramma dell’umanità e la sua soluzione: un sacerdote, uomo di culto, che passa oltre non considerando che dopo quell’uomo non c’è nulla, non scorgendo minimamente tantomeno Dio; il levita assume lo stesso atteggiamento pensando al perché dovrebbe fermarsi proprio lui chiedendo a Dio di intervenire con la Sua onnipotenza, ma nella scena arriva il Samaritano con i suoi verbi, vedere, toccare, fermarsi, i cosiddetti verbi di Gesù con i quali tutte le volte che si commuove tocca e guarisce, “prescrive” di guarire dalla sclerocardia o cardiosclerosi ovvero dalla durezza del cuore causata dalle paure del giudizio, di essere veri e non perfetti, incamminati e non immacolati. Rammenta la straordinaria eredità lasciata da Gesù: “nel Mio nome imporranno le mani e i malati guariranno” ancora un verbo:  tu amerai, fai così e troverai la vita. É ancora Roveto Ardente il Samaritano vivo e presente passa in mezzo alla folla guarendo, salvando e liberando da pratiche occulte, esoterismo, inganni, menzogne e fiumi di misericordia scorrono tra gli spalti, un canto si eleva Tu sei purezza, Tu sei pienezza d’amore, il balsamo della Sua misericordia guarisce dagli spiriti muti che conducono alla morte, relazioni sbagliate, malattie spirituali e corporali. Come non rendere grazie al miglior medico della nostra vita, è proprio sull’amore la  vita fiorisce. Su una chiesa che si fa locanda per la guarigione integrale dell’uomo che si susseguono gli interventi moderati da Lucia Ascione (giornalista e conduttrice TV 2000) inizia a raccontare Luisa Scipionato Nottegar(cofondatrice della comunità Regina Pacis) che con il suo sposo, ormai salito al cielo, hanno dedicato la loro vita a curare malati e lebbrosi in Brasile e che una volta tornati in Italia, a causa della malattia della loro figlia, vendono tutto trascorrendo la vita tra preghiere, accoglienza e servizio ai poveri.  L’esperienza di don V. Sorce fondatore e presidente della “Casa famiglia Rosetta” di Caltanissetta avente l’obiettivo di intervenire in ambito sanitario, psico-sociale, socio-culturale e che dall’incontro con un ragazzo affetto da sclerosi multipla ha scoperto come i malati, i poveri, sono luogo di incontro con Dio e la sofferenza luogo del perdono.  Di grande impatto l’intervento di suor Costanza Galli primario dell’hospice di Livorno la quale rende caldo il tema dell’accompagnamento, sostiene che nel malato che accompagniamo c’è Gesù, che abbiamo la responsabilità di stare accanto a coloro che la società non vuole affiancare in quanto invecchiamento, handicap e malattie sono considerate tabù. Prende in considerazione il tema del legittimare l’eutanasia,  non curanti della dignità che è insita nell’essere figli di Dio e che nessun male ha il potere di sminuire tale dignità, siamo chiamati ad occuparci dei bisogni dell’altro in quanto tutti  pezzi di Dio che camminano sulla terra. A suggellare gli argomenti trattati non sono mancate numerose testimonianze.  Un detenuto arrivato alla Convocazione grazie ad un permesso speciale concesso a Prison fellowship,  il giovane ritrova la propria anima grazie al Progetto Sicomoro una rinascita in quanto si reputava morto nello stesso istante in cui è stato l’artefice della morte di qualcun altro. Lui oggi non teme di perdere la vita a causa della conversione al Cristianesimo in quanto consapevole di non avere una vita più preziosa di colui al quale lui l’ha tolta.  Martinez ringrazia volgendo la sua attenzione al fatto che siamo fatti per la vita e che la vita ha bisogno di fatti, siamo chiamati a rendere il culto spirituale a Dio e che le nostre vite devono salire a Lui come incenso profumato. La sessione pomeridiana si conclude come di consueto con la S. Messa presieduta da mons. Mario Delfini, Arcivescovo di Milano, il quale riconduce all’apostolo Paolo e al suo invito alla conversione dalle vanità al Dio vivente a non pretendere un Dio a disposizione, ma essere a disposizione di Dio e che solo con la docilità allo Spirito tutto ciò è  possibile e che solo Lui abilita l’uomo a compiere le stesse gesta di Cristo trasfigurandoci in Lui. Il grazie all’Arcivescovo si esplica nelle parole del Presidente RnS che sostiene che essere  a disposizione di Dio significa servire i fratelli e che senza uno dei due il servizio è invalidato. Quanta gioia nel cuore in seguito all’invito che Delfini rivolge al Rinnovamento ovvero quello di far danzare il Duomo durante la Novena di Pentecoste, Martinez controbatte con un “SI” che definisce conveniente all’umanità. L’ultima mattinata della 41. ma  Convocazione trascorre  in un clima di ringraziamento a Dio per quello che ha compiuto nelle trascorse giornate.  “Benedetto sei Signore” urla tutta l’arena, un lungo canto in lingue si unisce ai cori celesti che fanno scendere dal cielo ancora benedizioni. Le parole ricordano  che Il Signore verrà presto e che occorre tenere saldo quello che abbiamo, l’invocazione dello Spirito fa spalancare le porte dell’arena uscendo e raggiungendo il mondo intero.  Gesù a questa invocazione risponde con il mandato di custodia gli uni degli altri e circa 10. 000 persone si tengono per mano stringendosi in nodi  d’amore. È 1 Maggio giorno in cui si festeggia S.  Giuseppe lavoratore il Consigliere Spirituale Nazionale sollecita i presenti a vivere come il Santo che si spende per la sua famiglia contribuendo all’opera creatrice di Dio, invita ad uscire dalla routine che ci priva della speranza la via sulla quale il Signore ci aspetta, raccomanda di essere l’oste della locanda che attende di offrire il suo servizio a tutti coloro che entreranno, a “rendere sangue” quella parabola che si conosce solo a parole. Con quanta dolcezza don Guido sostiene tutto il Comitato Nazionale soccorrendo tutti i membri, soccorso che non conosce limiti di età in quanto gli anni per il Buon Samaritano non passano mai.

Usanza è concludere le Convocazioni con le parole di Salvatore Martinez il quale non manca di analizzare il tema “Và e anche tu fai lo così. Il mandato, amare significa servire, amare significa salvare. Un forte richiamo agli uomini e donne del Rinnovamento ad essere samaritani e locandieri nelle vie della storia capaci di servire generosamente e gratuitamente per la salvezza dell’uomo, serve sentirsi responsabili degli altri e del mondo.  Alla grazia non sempre corrisponde il grazie continua il presidente. Il Buon Samaritano non ha bisogno dei ringraziamenti, della ricompensa, lo fa e basta, ricorda che per servire Dio occorre servire l’uomo nel tempio e nel tempo.  Si sofferma un attimo sul ruolo del brigante figura mai trattata in precedenza, ammonendo quei comportamenti che ledono la dignità dell’altro, abbandonandolo o facendo prevalere orgoglio e gelosie per avere la meglio, quando non permettiamo al nostro cuore di convertirsi.  Secondo Martinez il Samaritano esercita due volte il ministero della cura la prima nel prendersi cura direttamente dell’uomo ferito, la seconda affidandolo alle cure del locandiere usando le sue risorse. Un prendersi cura personalmente e comunitariamente. In definitiva, sostiene che più si spende per il regno di Dio e più si riceve invece oggi si assiste alla confisca dei beni spirituali, chi ha talenti non li spende.  É prioritario essere carismatici per strada ovvero nel mondo e nella locanda ovvero nelle comunità non serve farsi domande su colui che incontriamo, va semplicemente invitato alle nozze, non ha senso aver vissuto “momenti di cielo” e starsene fermi davanti allo specchio, occorre fare e rifare, essere quella locanda che non conosce giorno di chiusura .

Appena usciti ci sarà quell’uomo mezzo morto ad attenderci e noi dobbiamo rispondergli: ci penso io a te, lo pago io il conto per te!!!!

Grazia Locantore